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"Scrivere fiabe o favole, o comunque testi ad alta gradazione fantastica, e ancora di più se connotati ereticamente da contaminazioni e venature metafisiche, viaggi al centro del cuore, dell'anima o semplicemente della mente umana, è di certo - oggi - un atto creativo di scrittura suicida. Oggi che il linguaggio 'infantile' e stupefatto del genere fiaba si è fatto quel linguaggio fantasy caratterizzato da alcune sopravvivenze classiche del genere e da sovrabbondanti innovazioni formali mediate dal titanio e dai microchip della Tecnica. (È suicidario, certo, forse, magari dal punto di vista delle logiche dominanti dell'odierno mercato editoriale (ma con la Corsi siamo convintamente e generosamente nella piena consapevolezza del "carmina panem non dant"), tuttavia non si può non sentirsi partecipi di una "sfida". Per Lei, per la Corsi, scrivendo questo libro, di certo è stato ed è "ancora" così. (dalla prefazione di Francesco Palmieri)