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Dove conduce il cinema di Monte Hellman? E da quali premesse va fatto partire? La sua carriera dura da cinquantanni, e con pochi film realizzati (alcuni però entrati di diritto nella storia del cinema e della cultura americana 'moderna': Le colline blu, La sparatoria, Strada a doppia corsia), si è svolta sotto il segno di un'originalità impermeabile a ogni definizione. Da un lato l'apprendistato con Roger Corman e una contiguità con la New Hollywood dei Coppola e Bogdanovich, dall'altro lo sviluppo di un'esperienza che segna un netto scarto rispetto agli esiti del 'nuovo cinema americano'. Irregolare all'interno di un cinema che già stava sovvertendo le regole, Monte Hellman è Vamerican stranger, l'americano esiliato dal suo contesto originario: legato al cinema di genere e spesso di serie B, ma anche troppo intellettuale per essere inquadrato nel cinema commerciale. Non a caso un americano in fuga verso l'estero, come Welles costretto a un continuo vagabondaggio tra i cinema di mezzo mondo (America, Europa, Asia). Attraverso una serie di saggi originali, la riproposta di alcune delle più importanti interviste realizzate negli ultimi trent'anni, un omaggio di Quentin Tarantino e una filmografia critica, questo libro propone un'ampia riflessione su un cineasta che ha saputo rivisitare i luoghi classici dell'immaginario americano (il western, la frontiera, la violenza, il road-movie) nella luce inedita offerta dalla letteratura dell'assurdo e dalla filosofia esistenzialista.