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Questo saggio si propone di prospettare un compendio di sapienza pratica per chi vuol ricercare o sviluppare prospettive utili a riprendersi la serenità smarrita, coniugabile ad una ritrovata libertà interiore. Il maestro che può condurci a ciò è il Buddha storico; figlio dell'India e della sua sapienza vedico-upanishadica, non un dio o un profeta, ma semplicemente uno dei più grandi pensatori dell'umanità e un medico dell'anima, tuttora attuale. Dal suo esempio, riferendoci sovente alla sua originaria parola raffrontata con quella similare dei nostri Antichi (dai Presocratici agli Stoici, fino a Spinoza, Schopenhauer e Jung), si cerca di offrire alcuni nuovi ed agevoli spunti di esplorazione intellettiva intorno a ciò che si presenta alla mente come reale (ad esempio, la propria sofferenza esistenziale, un ricordo penoso, ecc.), ma non lo è, se non per la mente a cui si dà credito, o non sussiste come ci appare. L'istruirsi a discriminare certe sembianze create dalla mente rispetto alla realtà quale è, può rivelarsi inoltre confacente per la comprensione di se stessi e dei propri consimili e, persino, per accettarsi. Chi ritiene di sperimentarsi nell'approfondimento di una condotta esistenziale più armonica quale ci è offerta da Siddhartha il Buddha e dai suoi omologhi, può persino rintracciare una personale "via" per emanciparsi dai tanti condizionamenti "multimediali" e virtuali. Il prenderne lucida coscienza consentirà di riappropriarsi con le proprie forze di una stabile forma di serenità interiore.