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Come ogni romanzo "Pagine bianche" di Jole Buonfiglio si presta a più chiavi di lettura che dipendono dalla sensibilità e dal vissuto di colui che si immerge nell'atmosfera che l'autrice riesce a creare. L'incipit "Sono sospesa sul picco alto della Montagna Sacra..." ci suggerisce che, dopo una personale ricerca spirituale, la scrittrice raggiunge la parte della terra più vicina al cielo e visualizzando su uno schermo mentale il suo passato, comprende che l'anima "non nasce e non muore mai, ma che è eterna ed indistruttibile". Così inizia un viaggio di esplorazione senza alcun limite temporale, di avanti ed indietro tra avvenimenti e figure che hanno avuto posto nel suo vivere e da cui ha imparato a conoscere un pezzo di sé. L'autrice spesso descrive strade che indicano percorsi di vita, dove incontra persone che non fanno più parte del suo presente, ma vivono dentro il suo mondo affettivo. I sogni narrati, come i déjà-vu, rivelano messaggi che la scrittrice tenta di decodificare; e l'ombra, che rappresenta la parte non domata di ciascuno di noi, compare ogni tanto per risvegliare le sue energie positive ed aiutarla a combattere le disarmonie interiori. La solitudine è un fil rouge che attraversa tutte le pagine di questo romanzo, ma esso rappresenta soprattutto una sfida a superararla, trascendendola con l'amore.