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Dedicare oggi una mostra antologica a Raffaele Castello significa non solo rendere omaggio ad un interessante pittore che partecipò ai fermenti delle avanguardie internazionali, anticipando soluzioni formali dell'astrattismo, ma anche all'ambiente culturale dell'isola di Capri nella prima metà del Novecento con i suoi eccezionali visitatori, da Otto Sohn-Rethel a Curzio Malaparte, da Enrico Prampolini ad Alberto Moravia, da Peyrefitte a Ungaretti. Castello è stato un artista anomalo nel panorama italiano, attento alle realtà sperimentali, spesso còlte nel loro momento aurorale, ma amorosamente nostalgico e fedele alla bellezza dell'isola di Capri alla quale non seppe rinunciare. Nostalgia come combustibile per alimentare un percorso complesso, una capacità di rielaborare in uno stile personale gli stimoli più vari.