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Il libro racconta la storia di una rivolta culturale e politica combattuta coi mezzi del teatro, che dal Brasile, in cui è nata, si è diffusa nell'arco di 50 anni in decine di Paesi in tutto il mondo. È la storia del Teatro dell'Oppresso (TdO), nome apparentemente infelice, da intendere come "Teatro per la liberazione dell'Oppresso", una metodologia nata sotto la dittatura brasiliana negli anni '60 e diffusasi nel resto d'Europa dagli anni '80 in poi, a seguito dell'esilio forzato del suo fondatore, il regista Augusto Boal. In un'epoca in cui l'arte teatrale investe sempre più spesso ambiti sociali ed educativi, vale la pena ricordare la singolare esperienza di Augusto Boal regista brasiliano esiliato in Francia negli anni '70 a causa della dittatura e recentemente scomparso - e della metodologia teatrale da lui elaborata: il Teatro dell'Oppresso (TdO). Un metodo teatrale che oggi si muove in una zona di confine: fra politica e terapia, fra teatro e animazione sociale.