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Per le strade di Castellammare di Stabia e Torre Annunziata una Mehari verde non passa di certo inosservata. Un ragazzo sorridente e tutto d'un pezzo affronta così le sue giornate da cronista e corrispondente precario del Mattino di Napoli: andando in giro a cercare notizie da scrivere senza paura. La camorra, Giancarlo Siani, la guarda dritta negli occhi mentre ne racconta traffici e violenze. Non tace nulla di ciò che vede: dal fiume di denaro per la ricostruzione dopo il terremoto in Irpinia, alle lotte degli operai in cerca di diritti. Non tralascia alcun particolare, men che meno i nomi di Valentino ed Ernesto Gionta, Lorenzo e Angelo Nuvoletta, Antonio Bardellino. Proprio in un momento in cui la guerra di camorra fa decine di morti ammazzati per le strade dell'hinterland napoletano. Nomi e cognomi che gli costano la condanna a morte. Il 23 settembre del 1985 Giancarlo Siani viene ucciso mentre è a bordo della sua "strana" auto verde, dopo quattro giorni dal suo ventiseiesimo compleanno. Dodici anni di processo si concludono con la condanna di mandanti ed esecutori. E la sua fine diventa il simbolo di un giornalismo fatto di etica e passione. Per la vita come per la giustizia. "E lui che mi sorride". Così il fratello Paolo ricorda Giancarlo mentre partecipa a un corteo con il simbolo della pace dipinto sul volto. Un segno che assieme a quelli di questo fumetto racchiude i sogni e le speranze di un popolo.