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Nato nel 1963 nei bassifondi di Montreal, Marc Vachon, affidato ai servizi sociali, viene sballottato da una famiglia all'altra, sperimentando la violenza, l'ipocrisia, finché decide di opporsi a tutto ciò avvalendosi del crimine, della droga, dei soldi facili. Poi la fuga, la disintossicazione, l'enorme sforzo di ricostruirsi una vita. Durante un soggiorno a Parigi, Marc entra casualmente in contatto con Medici Senza Frontiere. Malawi, Indonesia, Ruanda, Bosnia-Erzegovina, Sudan, Afghanistan, Irak e molti altri sono i paesi in cui egli è stato inviato da numerose associazioni umanitarie. In questo libro, racconta la sua incredibile esperienza sul campo, le difficoltà, l'amaro scontro con la sofferenza di chi ogni giorno è costretto a lottare per sopravvivere, ma anche l'infinita dedizione di coloro che hanno consacrato agli altri la propria esistenza. In tutto ciò, Vachon non può esimersi dal denunciare l'eccessiva burocratizzazione insita negli organismi umanitari, che spesso impedisce l'immediato soccorso ai più bisognosi, e il sempre più frequente piegarsi delle varie ONG alle regole dell'informazione-spettacolo. Con la sua innata schiettezza, Vachon si scaglia altresì contro l'intero mondo occidentale, accusandolo di limitarsi a compatire le popolazioni meno fortunate, senza avere la reale volontà di concretizzare l'impegno filantropico.