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Chi racconta si guarda vivere, in uno scenario dove i personaggi sembrano proiezioni, in cui l'assenza di vicinanza con gli altri e di contatto con la realtà è percepito a volte con una sorda impotenza che si trasforma in angoscia, altre con sterile distacco, altre ancora con la serena malinconia di chi ha ancora l'immaginazione che fa compagnia. L'assenza di significato sembra permeare la vita dei vari io narranti, ma nonostante questa realtà angosciosa, in cui le emozioni sembrano vissute da dietro un vetro, il retrogusto che ci lasciano questi stralci di esistenza è sì amaro, ma non definitivo. Tanto più le emozioni restano mute, tanto più cresce il desiderio di provarle, più la vita sfugge più se ne coglie il valore; se ci è negato toccare la realtà cresce il sogno di essa. Quello che resta è una estemporanea speranza, silenziosa, mesta, è il fiore di mandorlo che profuma una stanza, è un attimo di pienezza al tepore del sole, è il desiderio di vicinanza con qualcuno mentre ci si abbandona, per un attimo, sul pelo dell'acqua.