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"Vi sono nove porte da questo luogo a quell'albero. Fino alla terza porta, uno sciamano è ancora padrone dei suoi sensi, sa ancora qualche cosa, ma è inquieto, non riesce a star fermo. Dopo, egli perde gradualmente i sensi. Quando raggiunge la settima o Vottava porta, perde conoscenza. Raggiunta la nona porta, combatte col messaggero dirama Raj, quindi ottiene la vittoria e torna" (Sete Rumba, sciamano Tamang). Questa pubblicazione nasce dalle riflessioni sulla relazione tra sciamanesimo e arte contemporanea e dalle ricerche di Romano Mastromattei, sciamanologo, antropologo, colto esploratore dell'universo artistico contemporaneo. La comune matrice tra sciamano e artista trova per la prima volta una sua sperimentale e attenta messa a fuoco. Nomi quali Joseph Beuys, Alighiero Boetti, James Lee Byars, Grigori Choros-Gurkin e molti altri vengono evocati in una riflessione organica affidata al rigore critico di voci autorevoli sui versanti dello sciamanesimo, della musica, delle arti visive e performative: i contributi di Bruno Cora, Martino Nicóletti, Michael Oppitz, Galina Sychenko affiancano i fondamentali testi di Romano Mastromattei. Completano l'opera documenti inediti sull'arte effimera degli sciamani in area himalayana e siberiana e i lavori di alcuni artisti contemporanei.