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Attraverso un attento lavoro di scavo archivistico, Fabrizio Giulietti ricostruisce l'attività politica, sociale e culturale unita alle lotte condotte da duecento agitatori e propagandisti libertari piemontesi in un arco temporale che va dalla metà dell'Ottocento alla seconda guerra mondiale. La ricerca si avvale di una ricca documentazione giornalistica e bibliografica tale da coniugare la specificità delle singole storie individuali con la complessa dinamica evolutiva del tessuto politico-sociale dell'epoca. Gli esiti dell'indagine smentiscono ancora una volta gli storiografi marxisti sulla natura piccolo-borghese dell'anarchismo. La maggioranza dei militanti piemontesi proviene dalle fasce sociali più deboli e diseredate, con una composizione categoriale suddivisa in un 58% di lavoratori salariati, 32,5% di lavoratori autonomi, 2,5% di liberi professionisti e 4,5% di lavoratori della terra: un fenomeno dai tratti genuinamente popolari e, soprattutto, profondamente radicato nelle fabbriche e negli ambienti proletari.