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"C'è nelle parole di queste pagine il sapore dell'esperienza: di quella virtù maturata nella condizione descritta che invade la memoria e dà la certezza del sapore antico delle cose vissute. Eccolo allora il fil-rouge che unisce la scrittrice al recensore in una vicenda narrata con passione e partecipazione acuta, come se dentro ci fosse la descrizione di una vita, maturata nel tempo e nello spazio per la fantastica geografia, costruita con la precisione del documento. Chi ha abitato negli anni cinquanta i paesi del Nord, per scelta o per necessità, sa bene che la descrizione contenuta nel testo è ferita aperta ancora nel cuore e nella memoria. La scarnificazione del mito nordista, la sua genesi razzista, oltranzista, volgare e ottusa vive nelle ferite che sino a ieri (oggi) s'inoculava sotto la pelle dell'emigrante meridionale e che ora trova il suo parallelo nell'extracomunitario visto come nemico, "altro" per cultura e civiltà. C'è un limite che nessuna regola o norma può valicare ed è la discriminazione praticata invece da un certo volgo, pasciuto nelle nebbie e nella presunzione , che la gente del Sud ha conosciuto (e conosce)..." (Dalla prefazione di Crisostomo Lo Presti).