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Vi siete mai chiesti cosa ne sarebbe di Achille, il semidio, l'eroe per antonomasia, se fosse un uomo del ventesimo secolo, figlio di un Paese travagliato, proprio come la Grecia omerica, da odio e guerre? Ahil Dujmovic è l'archetipo dell'eroe contemporaneo, spietato nell'infilzare, anziché il petto dei nemici, la porta della squadra avversaria. Profeta del calcio, idolo delle folle, a soli diciassette anni è lui a prendere per mano la sua nazionale, quella della Jugoslavia, nell'ultima competizione internazionale che la vedrà protagonista, i Mondiali di Italia '90. In questa sua originale rilettura di una delle pietre angolari della cultura occidentale, Sergej Roic affida al luminoso destino di un astro del pallone il ruolo di fare da controcanto alla dolorosa disgregazione di un Paese, e al "gioco più bello del mondo" il compito di rispondere, o di provare a farlo, al vuoto di senso della società contemporanea.