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Nell'Albania socialista un giovane studente fa ritorno nella sua piccola città natale in riva a un lago. L'inerzia degli amici d'infanzia, la sonnolenza dei luoghi, la consueta, implacabile curiosità con cui la gente spia le vite altrui non possono che alimentare la nostalgia per la donna amata e il desiderio di essere altrove. Uno smottamento improvviso del terreno blocca la ferrovia - unica via di fuga - e la breve visita si trasforma in un soggiorno prolungato che assume i tratti di un incubo. Così, mentre la neve cade copiosa dal grigio cielo invernale e la realtà pian piano perde i suoi contorni naturali, una fugace storia d'amore e un cruento omicidio fanno sprofondare il protagonista nel gorgo delle sue più segrete ossessioni. Lirico e visionario, ironico e violento, il romanzo di Kycyku ci trascina in un vorticoso susseguirsi di voci e apparizioni, passioni divoranti e febbrili attese, in un processo di disgregazione psichica solcato dai bagliori di un arcano erotismo. Fino a tradursi - come sottolinea Elvira Dones nella sua Presentazione - in un "generoso invito alla bellezza sublime".