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Belgrado, anni quaranta. Nell'appartamento di un caseggiato popolare la vita quotidiana di una numerosa famiglia è movimentata da personaggi bizzarri e arruffoni, titolari dei più svariati mestieri - alcuni tradizionali, altri decisamente meno - dietro cui si celano incerte vocazioni, singolari doti artistiche e originali visioni del mondo. La città, come il già precario equilibrio domestico, sono sconvolti dall'irruzione della Storia: prima la guerra e il dramma dell'occupazione nazista, poi l'avvento dei liberatori, che porta con sé una sanguinosa scia di vendette e la retorica grottesca sull'avvenire radioso della nuova società socialista. A registrare gli eventi è lo sguardo ingenuo e implacabile di un bambino, che con graffante e laconica veracità scruta il mondo dei grandi, in un caleidoscopico carosello di scene chapliniane, esilaranti aneddoti e vicende tragiche. Beffarda epopea familiare - quasi una sit-com in salsa balcanica - che combina momenti di irresistibile comicità a parentesi di malinconico disincanto.