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Figlio di un umile boscaiolo e di una domestica uccisa in un lager nazista. Tjaz trascorre l'infanzia e l'adolescenza tra le fredde mura di un collegio, dove viene educato secondo la più ferrea norma cattolica. Allievo apparentemente privo di particolari talenti e incline alla passività, segnato da una lenta maturazione fisica e spirituale, comincia a nutrire una crescente insofferenza nei confronti di un ambiente claustrofobico e repressivo, sperimentando le prime avventure amorose e l'irrefrenabile pulsione a graffiare intorno a sé che si rivela un'autentica, insospettabile dote con cui distinguersi dalla grigia massa dei coetanei e ritagliarsi una posizione nel mondo. Con l'ausilio delle unghie trasforma via via la sua muta ribellione in una vera e propria furia iconoclasta, al punto che l'espulsione dal collegio diventa inevitabile. La conquista della tanto agognata libertà, tuttavia, avrà un sapore amaro e conseguenze drammatiche. Ricostruita attraverso le testimonianze di chi ne ha più o meno consapevolmente tracciato i destini, la vicenda umana di Tjaz dà forma a un intenso romanzo polifonico che per la liricità della prosa e la valenza simbolica del personaggio - quasi un giovane Holden mitteleuropeo - è unanimemente riconosciuto come uno dei capolavori della letteratura slovena contemporanea. Postfazione di Peter Handke.