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La morte di Tito, osservata da una prospettiva infantile, è l'evento da cui prende origine questa raccolta di racconti, tuttavia Marica Bodrozic sa sottrarsi a ogni luogo comune e vincolo politico, a ogni testimonianza forzata sulla perdita della patria o sul sanguinoso disgregarsi della Jugoslavia, consacrandosi poetico, malgrado tutto - per riprendere la celebre affermazione di Danilo Kis, amatissimo maestro, la cui influenza è qui palpabile. Marica Bodrozic riesce a dar voce con sorprendente naturalezza alla meraviglia e allo sgomento di una bambina che osserva gli abitanti dei villaggi dalmati, l'aspro paesaggio che li circonda e la spietatezza del loro destino. A catturare il suo sguardo consapevole e innocente al tempo stesso, attento a ogni vibrazione segreta, sono uomini perduti e donne abbandonate, creature alla ricerca di un'identità e di una casa, emigrati per i quali la scrittrice riesce a costruire una dimora di parole, un luogo dove riecheggi la loro unicità, una casa dove essi possano, almeno per un momento, fraternizzare e incontrarsi.