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I dieci racconti dell'occulto che compongono questo libro - in cui la tradizione mistica ebraico-orientale si fonde con la migliore letteratura del fantastico - giocano a manipolare il tempo: lo deformano, lo sdoppiano, lo ritardano. Solo così, sembrano dirci, tempo e destino possono incontrarsi, solo così scaturiscono narrazioni abissali sull'esistenza terrena. I personaggi di David - sempre in fuga dalla realtà - finiscono infatti per sprofondare in labirinti in cui i confini fra veglia e sogno, vita e morte, presente e passato quasi scompaiono. Come nelle "Botteghe color cannella" di Bruno Schulz anche la prosa di David prolifera di prodigi, metamorfosi, esercizi d'illusionismo ed è abitata da figure stravaganti - taumaturghi, cantori, cabalisti, ebrei erranti e lunatici - colte nel momento in cui si trovano a fronteggiare terrori e angosce. La porta del mondo dove avevano vissuto fino a quel momento si apre e davanti a loro, dentro di loro, può comparire il monte degli uomini perduti oppure la terra primordiale madre di tutti i sogni angosciosi, o ancora un inquietante alfabeto composto da "lettere-occhi", o infine l'arcangelo Gabriele che marchia le fronti con segni di sangue.