Tab Article
Ogni volta che qualcuno entrava nello scompartimento di un treno e richiudeva la porta dietro di sè, gli occhi di chi era già seduto si inchiodavano sul volto di chi era appena entrato. Per l'ultimo arrivato, diffidenza e fastidio. Oggi la distanza, spesso gli occhiali, la mascherina, velano l'essenza. A cosa ci appelliamo per immaginare, rassicurarci, capire? Chi è? Allora abbassiamo lo sguardo. Le uniche non velate sono le scarpe. Allineate sul pavimento le passiamo in rassegna. Stivali, ballerine, scarponi, tacchi alti, scarpe da ginnastica. Stili, forme, materiali e colori diversi per vestire più o meno gli stessi piedi, per affrontare lo stesso viaggio. Andiamo, camminiamo, affrontiamo il vivere. Avvertiamo l'urgenza di fuggire gli affanni, la paura, il dolore, tentiamo di correre verso il benessere, la felicità. Ognuno ci prova a suo modo, ognuno indossa ciò che è più facile per sopravvivere. Sono donne le protagoniste di questi quattro racconti, uno "lungo" e tre "brevi", vivono il loro "gioco da terrestri" come tutti. Un filo ideale le unisce. Un universo fecondo. Ognuna di loro veste un abito suo, porta la borsa più bella, colma di gioie e dolori.