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Un giovane argentino viene sequestrato da un presunto piromane cinese contro cui ha appena testimoniato in un processo per undici incendi dolosi in altrettanti negozi della città. Cosa c'è sotto? La mafia cinese o un complotto ordito ai danni della comunità orientale? E qual è il ruolo dei programmi sensazionalistici delle tv locali e della comunità ebraica? Basato su un fatto reale e travestito da thriller, "Un cinese a Buenos Aires" è un viaggio comicissimo ma niente affatto superficiale nella Chinatown della capitale argentina, vista dapprima dal retro del ristorante Tutti Soddisfatti, poi per le strade, tra la gente, parlando di un'emigrazione fuori da tutti i cliché (i cinesi di Ariel Magnus non sanno andare in bicicletta e si pongono inquietanti domande sull'uso della forchetta), tra bordelli e karaoke, mercatini di cianfrusaglie orientali, sinagoghe e templi della setta Falun Gong, amicizie improbabili e amori travolgenti.