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Chicanos: messicani in terra statunitense, più di ventisei milioni a tutt'oggi, arginati da un muro, come seduti a cavalcioni di una frontiera, né da una parte, né dall'altra. E allora: per chi scrivere? In che lingua scrivere? In inglese, in spagnolo, in "spanglish"? Perché scrivere? Per denunciare la marginalità, per rivendicare un'identità, per trovare un posto che sia un inferno, un limbo, un purgatorio, un paradiso non importa - o per scrivere e basta, come fan tutti, e sognare così d'essere la vedova di Lorca o di vivere amori impossibili, o chissà solo immorali? Alla ricerca di un'immateriale Aztlàn - la terra promessa per gli aztechi - in cui essere se stessi e tutti sotto lo stesso cielo di sempre, dagli anni '60 a oggi, i chicanos scrivono alternando i più vari registri e attingendo liberamente a una tradizione letteraria che non conosce frontiere.