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Isabelle, Fulvio, Sofia e Andrea: quattro vite il cui destino si sarebbe inevitabilmente incrociato. Il paesaggio era esattamente come se lo aspettavano, selvaggio, incontaminato. Si lasciarono trasportare da quell'incanto. Pian piano abbandonarono il centro della città e la campagna, arginata da imponenti scogli scuri, ormai imperava con i suoi colori vividi. Il cielo plumbeo, il vento forte e l'oceano in burrasca facevano da sfondo al loro cammino. L'erba verde sembrava dipinta dalla mano abile di un artista e le onde del mare si infrangevano con violenza sulla scogliera troppo bassa per ripararle. Camminarono sfidando il vento fino a una collina dove dei resti archeologici disegnavano in terra un cerchio spezzato di mattoni chiari. Corvi neri dipingevano di macchie irregolari quel prato. I ragazzi si guardarono negli occhi e senza parlare capirono cosa fremeva nelle loro gambe. Iniziarono a correre all'impazzata gridando a più non posso. Gli uccelli si levarono in volo tutti insieme e la visione di tutti quei corvi neri nel cielo grigio, con l'oceano infuriato davanti a loro, fu la concretizzazione del loro senso di libertà.