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Nella contemporaneità, Medea ha il volto di Maria Callas, volto che le è stato attribuito grazie alla sua interpretazione dell'opera lirica cherubiniana. Medea è quindi diventata figura iconica della ferocia femminile. Non tutti sanno però che per lungo tempo Medea è stata sinonimo di un'altra impareggiabile cantante lirica: Leyla Gencer. Pur partendo dallo stesso spartito e interpretando lo stesso libretto il risultato interpretativo è diametralmente opposto. Nel presente lavoro, attraverso uno studio attento delle tecniche vocali liriche, si cerca di evidenziare come modulando la voce in maniera differente le due cantanti abbiano tratteggiato due Maghe della Colchide animate da sentimenti e pulsioni diverse, e cerca di indagare come l'approccio allo studio delle opere antiche abbia influito o meno sull'interpretazione finale. Prendendo in esame, nota per nota, gli spartiti delle varie arie e confrontando continuamente le due interpretazioni l'autrice evidenzia come anche la 'coloratura' differente di una stessa parola del testo del brano porti come conseguenza la caratterizzazione di una Medea completamente diversa.