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In questo lavoro il Mulè vuole spronare, non solo la Chiesa diocesana ma tutti i cultori della storia locale, a intensificare le ricerche storico-agiografiche sulla figura, l'opera e la vita del santo patrono della città di Catanzaro per manifestare la profonda venerazione che i cittadini nutrono verso di lui. Siamo consapevoli che la conoscenza storica non serve solo per informarci di come stavano le cose nel passato, ma il suo scopo performativo è di plasmare la vita del presente. La ricerca ci consente di conoscere meglio le radici del nostro passato perché, si possa costruire un presente fedele alla propria identità, secondo lo spirito dei padri fondatori. Nel suo studio l'autore, anche se ne accenna solamente, fa riferimento ad una problematica molto attuale: quella dell'accoglienza degli ebrei. Presenta così un'identità di Catanzaro quale città dell'accoglienza, caratteristica che da sempre ha contraddistinto la gente dei nostri borghi. Nel genoma fondativo della città è esclusa ogni forma di antisemitismo e di razzismo. Infatti, trattando della venuta di Callisto II a Catanzaro, l'autore afferma come lo stesso pontefice pose sotto la sua protezione gli ebrei, atteggiamento proseguito poi da Innocenzo IV.