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Questo secondo volume della storia di Colle di Val d'Elsa nel medioevo si stende su un arco di tre generazioni, dal secondo quarto del Duecento ai primissimi anni del Trecento: le generazioni entro le quali si iscrisse l'operosità di Arnolfo di Cambio. Il grande artista visse e morì lontano dalla sua cittadina natale, ma i paesaggi storici che attraversò furono gli stessi per lui e per i suoi concittadini: una immensa espansione della vita economica e culturale, e su questo fondo di progresso una sequenza di gravi tensioni politiche. La lotta interna fra le "partes" era già viva negli anni Venti del Duecento, ma ebbe un nuovo impulso nei decenni seguenti dal conflitto tra papato e impero, tra guelfi e ghibellini, che coinvolse pesantemente Colle e le altre cittadine della Val d'Elsa, come l'Italia tutta. Quando Arnolfo di Cambio lavorava sotto il magistero di Nicola Pisano, nella cattedrale dell'imperiale e ghibellina Siena, la collocazione politica della sua cittadina natale era ancora oscillante, e le famiglie divise tra le due appartenenze antagoniste. Poi, tra il 1267 e gli anni Ottanta del secolo, Colle entrò in maniera sempre più stabile nello schieramento fiorentino e guelfo. Ma sino agli inizi del Trecento la componente ghibellina rimase forte, e il Trecento si aperse nel segno di gravi tensioni sia esterne che interne alla cittadina, dove nel frattempo si era sviluppata una importante attività artigianale e mercantile. Il testo ripercorre queste vicende legando sempre l'ambito locale all'evoluzione storica complessiva. L'esposizione è integrata da una silloge di documenti, quasi tutti editi adesso per la prima volta. Attraverso di essi è illustrata la strutturazione urbanistica di Colle, con la tripartizione di Borgo, Castello e Piano che sarebbe durata sino ai nostri tempi. Attraverso le fonti qui pubblicate, e numerose altre, viene illustrato un percorso di storia che vide un organismo comunale teso a mantenere, pur attraverso i conflitti e gli schieramenti, una sua sostanziale autonomia politica: ciò che volle anche dire una sofferta ricerca di modi di coesistenza tra le parti avverse e lo sviluppo di una vita civile e di pace pur nell'"aiuola che ci fa tanto feroci".