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Nella primavera del 1959 il giovane Ali decide di imbarcarsi clandestinamente su un mercantile che da Orano, in Algeria, lo avrebbe portato a Marsiglia, in Francia. Trascorsi oltre quarant'anni, vissuti tra Francia, Germania e Italia, l'uomo, oramai sessantenne e privo di permesso di soggiorno, si trova trattenuto in un centro per migranti in Puglia. La straordinarietà del percorso migratorio di Ali, in rapporto alle complesse relazioni politiche, economiche, umane e di violenza, proprie del centro di trattenimento, s'intreccia con la storia di un territorio che negli anni Novanta del secolo scorso è stato lo scenario della grande migrazione albanese in Italia. Il libro è l'esito di una ricerca sul campo, condotta in Puglia all'interno di due Centri di permanenza temporanea, oggi Centri di identificazione ed espulsione. Confrontandosi con il contemporaneo dibattito antropologico, filosofico e giuridico sul tema delle migrazioni, esso analizza i processi istituzionali e i modi di produzione delle categorie di "legalità" e "illegalità". Il rapporto fra migranti e istituzioni italiane è osservato all'interno delle pratiche quotidiane, e al contempo eccezionali, di "accoglienza" e di "espulsione", in una prospettiva etnografica dalla quale emerge la dimensione biopolitica del governo delle migrazioni transnazionali: una politica dei corpi il cui trattenimento coercitivo all'interno dei centri ne costituisce l'aspetto paradigmatico.