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In questo libro Adriana Cavarero inventa figure femminili, anzi, le ruba: saccheggia i testi classici, da Omero a Platone, per trasferire le loro "eroine" su una nuova scena, riservata alle donne, dove esse assumono un senso diverso e aprono a una diversa prospettiva sul mondo. Penelope, Demetra, Diotima e un'umile servetta tracia sono le protagoniste della clamorosa rapina. Si tratta di reato portato a segno attraverso una narrazione filosofica, dallo stile caustico e brillante, che abbatte i bastioni della metafisica e va a liberare un nuovo soggetto - non più astratto e universale bensì singolare e incarnato - che cambia il nostro modo di comprendere e ragionare. Pubblicato per la prima volta nel 1990, e subito tradotto in molte lingue, il libro è tutt'ora al centro del dibattito internazionale sulla filosofia della differenza sessuale, sulla teoria politica di stampo radicale e sugli studi culturali e di genere. Nessuna categoria della tradizione si salva dal furto speculativo di Cavarero, che finge di interrogare il pensiero antico per porre questioni decisive - sul corpo, la sessualità, l'identità e il potere - che riguardano sempre più da vicino il nostro presente. Dopo aver letto "Nonostante Platone", qualcuno ha detto che l'autrice agisce come Robin Hood: ruba figure agli uomini per darle alle donne.