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"Ho fatto talmente tanta introspezione, che sono uscito dall'altra parte". Sul lettino dell'analista Ettore Rivelli si sdraiano persone di ogni tipo. Sul tappeto del suo studio, invece, si accomoda soltanto Sigmund, il suo inseparabile cane lupo che, non si sa quanto consapevolmente, svolge un fondamentale ruolo nell'indirizzare le terapie, fin dalla prima seduta. L'atteggiamento disincantato e autocritico nei confronti dell'esistenza e della propria professione non salva il protagonista da un processo di dura verifica introspettiva che, giorno dopo giorno, aforisma dopo aforisma, arriverà fatalmente al suo sorprendente epilogo. Il registro adottato, ironico e a tratti fulminante, scioglie la potenziale complessità delle tematiche affrontate in una semplicità colloquiale, consentendo, fin dalle prime righe, diversi livelli di lettura.