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Valerian Albanov compì uno dei viaggi più incredibili nella storia dell'esplorazione artica. Il suo racconto dell'allucinante calvario di sopravvivenza compete con le avventure dei famosi eroi Robert Falcon Scott, Apsley Cherry-Garrard, e Ernest Shackleton. La sua odissea ebbe inizio dopo aver abbandonato la "Sant'Anna". La nave era rimasta intrappolata per quasi un anno e mezzo nel ghiaccio e andava alla deriva sempre più a nord, insieme alla distesa di ghiaccio del Mare di Kara. Con i viveri in diminuzione e senza alcuna speranza di soccorso, Albanov, ufficiale della nave, insieme a tredici suoi colleghi lascia l'imbarcazione per cercare terre solide. Attrezzato di rudimentali slitte e kayak costruiti con i frammenti della "Sant'Anna", il marinaio russo inizia la terribile marcia di diciotto mesi nella Terra di Francesco Giuseppe, a piedi o in sci, privo di dettagliate carte nautiche e di mappe, munito di un cronometro rotto, una bussola tascabile difettosa, un se stante e uno scandaglio troppo corto per misurare l'effettiva profondità delle acque, nonché con scarsi rifornimenti e una squadra di uomini del tutto impreparati ad affrontare un'impresa titanica come quella.