Tab Article
Dal primo ricovero a diciannove anni, come "paziente pericoloso a sé e agli altri", alle prime esperienze di psicoterapia psicoanalitica all'interno delle istituzioni, ai tentativi di reinserimento sociale, agli inizi della psichiatria sul territorio secondo la legge Basaglia, Skillinger ha subito tutti i tradizionali interventi psichiatrici (neurolettici, ansiolitici, stabilizzatori dell'umore, elettroshock). Per lui sono stati utilizzati tutti i supporti sociali (collocamento al lavoro in liste speciali, pensione di invalidità, appartamento a fitto agevolato, visite domiciliari, aiuto da parte dei vicini di casa). Di lui si sono occupati psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, infermieri, assistenti sociali, educatori. La sua vicenda ci permette di ripercorrere, al di là di ogni ideologia, lo sviluppo di trent'anni di psichiatria in Italia, ed è anche una testimonianza di come la psicoanalisi abbia contribuito alla pratica di chi lavora in psichiatria: cercare di raggiungere i mondi lontani e deliranti nei quali lo psicotico si è sistemato per sopravvivere psichicamente, resistere alla tentazione di idealizzare la follia, non abbandonare il contesto umano e sociale condiviso a cui anche lo psicotico vorrebbe poter partecipare, nonostante tutto. Skillinger è riuscito a stabilire una forma di legame con gli altri attraverso figure e parole, acquerelli e poesie, a provare piacere nel manifestarsi e nel comunicare, nel farsi conoscere.