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Tra le divinità, o forse meglio i demoni, che governavano la Vienna di fine secolo, il ruolo centrale tocca sicuramente a Eros; e il corteo delle sacerdotesse del dio si apre con un tipo costante e codificato, il "süsses Mädel", la ragazza dei sobborghi, inesperta e accesa, che si brucia precocemente le ali cedendo all'ufficialetto o all'aristocratico elegante. Se la nostra fantasia colloca il "mito asburgico" sotto il segno della leggerezza, questo è un libro che rimanda alla dimensione del concreto, alla dialettica inequivocabile del più diretto dei rapporti umani, l'incontro sessuale. Questa Josefine Mutzenbacher è un'incarnazione del süsses Mädel con cui ha in comune l'ambiente e i condizionamenti, con la differenza che dall'estrazione proletaria ha imparato precocemente che il proprio corpo, una donna, se vuole innalzarsi, deve venderlo non donarlo, e che i maschi, ombre interscambiabili, diventano pericolosi solo se una se ne innamora. Una provocazione che diventa poi scandalo, quando si scopre che l'anonimato sotto il quale apparve il libro (nel 1906) cela un notissimo scrittore, Felix Salten, autore di un classico della letteratura giovanile, la storia di "Bambi", che più tardi, emigrata insieme con l'autore in Svizzera al tempo dell'invasione dell'Austria da parte dei nazisti, sarebbe stata firmata Walt Disney, in un film d'animazione.