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Un ragazzo senza nome, protagonista per finta, si aggira fra i mattoni d'Inghilterra, e passa con la sua videocamera virtuale attraverso la penombra perpetua di una minuscola comunità di immigrati e di scarafaggi: c'è Maddalena, "talmente sporgente di ossa" che "guardarla fa male"; Redo, che "s'inguaia lo stomaco tre volte all'anno"; Sieva, che "sul sofà succhia una corta sigaretta" cercando "un buon pensiero innocuo e che dia pace". C'è il Sardo, che "per le mani non può avere libri o fiori" ma solo un "moscerino d'hashish"; e Piezo, portoghese e lavapiatti, con il "suo sbrigarsi da braccato", che ti accorgi che esiste davvero solo dal fracasso delle stoviglie ammucchiate in fretta, dentro al lavatoio. E infine c'è Ada, ventun anni e una sorellina di otto, con il suo "limpido viso da fata di dio", "meravigliosa e gentile e bianca", sicuramente santa. Tutti essenziali e soli, santi o scarafaggi, che barcollano dignitosi e anestetizzati dentro le loro vite, a sognare dietro al ronzio della lavastoviglie un negozio di computer da aprire in Polonia, o a pensare "a quanto è crudele l'amore, quando il fato decide che è dispari".