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Hayward Theiss, giovane autore televisivo alla ricerca di talenti emergenti del rock, si ritrova sul ciglio di una strada, sporco di sangue e di ghiaia. Senza coscienza di cosa gli sia capitato, si trascina in una villetta apparentemente disabitata - sul mare, a Malibu. Inizia così, nella rarefatta atmosfera di un noir, "Addio, bellavita", il romanzo d'esordio di Sam Brumbaugh. E subito, dal cottage in cui Hayward ha trovato rifugio, inizia a condurci a ritroso lungo i motivi e le strade che ce lo hanno portato. Ci si svelano, in progressione, i personaggi e i fatti della vita del protagonista, i compagni di liceo, le donne che ne hanno fatalmente ibridato l'anima, i colleghi di lavoro che incarnano il compromesso tra il reale e i suoi e nostri sogni. È un viaggio in macchina, tecnicamente. Anche se narrato da pochi interni di una casa. E un accampamento nell'introspezione e nel disorientamento, anche se ci fa percorrere quasi fisicamente le distanze fuori scala degli States. È un racconto che sa di gas di scarico, e di una maledizione arcana.