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La conoscenza medica, empirista e sperimentalista, ha permesso il progresso della tecnologia bio-medica, ma ha portato ad una restrizione della capacità di comprendere in profondità l'uomo quale paziente; con gravi ricadute sulla prassi clinica e sulla ricerca diagnostico-terapeutica. Entrambe sempre più a rischio di disumanizzazione. Una delle cause sta nell'allontanamento della scienza medica dal sapere filosofico-metafisico che fino al Medioevo aveva accompagnato la formazione del medico. Da sempre i medici sono stati tra i principali filosofi, riconoscendo la natura animico-spirituale e la profondità umana quale livello direttivo di tutto ciò che nell'organismo è fisiologico. L'autore illustra tale tema al moderno lettore (medico, filosofo o in generale studioso dell'uomo) analizzando la riflessione di Edith Stein, contraria al paradigma empirista nella comprensione della psiche umana e del suo rapporto con il corpo. Il pensiero steiniano trova poi un punto di riferimento nel Timeo di Platone, che offre una lettura metafisica della fisiologia ed anatomia umane (microcosmo) e della loro correlazione con uno scenario macrocosmico.