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In Carlo Acutis, come ben evidenziato dall'amico e autore del presente testo, Francesco Polopoli, il volto giovane della Chiesa risplende in tutta la sua cristallina bellezza e freschezza: la sua vita, pronta a dire "Non io ma Dio", è come un bagliore nella notte la cui intensità, pur nella brevità della sua estensione temporale, restituisce forme, colori, fino ad offrire con gratuità e generosità le coordinate a quanti desiderano prendere in mano la propria vita per farne un capolavoro. Tutto è straordinariamente ordinario e l'ordinario diventa straordinario nella vita di Carlo, totalmente immerso nel kairòs, fino a fargli dire "Muoio felice perché non ho mai sprecato un minuto della mia vita in cose che non piacciono a Dio".