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Guidati sia da una onirica distrazione che da un sospetto raziocinio, questi scritti rappresentano un disperato omaggio a ciò che rimane della letteratura, millenaria deità diseredata dal suo stesso passato glorioso. Più che al racconto, gli esigui e schizoidi spazi narrativi paiono aprirsi a spaurite e nostalgiche insinuazioni avanzate sull'orlo del nulla, da cui, come un marcescente e numinoso relitto, pare ancora di vedere galleggiare un ultimo e sparuto brandello di "fabula".