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"Primo fuoco" è l'esordio poetico di Eleonora Nitti Capone. Nei versi dell'autrice c'è l'intenzione di ricucire un sentiero interrotto, mettendo in contatto due dimensioni, in una sfida mediata dall'accettazione da parte dell'uomo di mettersi al margine rispetto all'animale. Si descrive una mutazione storica nei rapporti tra uomo e natura, Madre nutrice abbandonata e vilipesa. Esiste un elemento titanico, un riferimento alla grandezza del divino, alla sua presenza nella natura. Ciò che avviene è una fusione del corpo e dello spirito con il corpo e con lo spirito della natura, in cui l'io poetante è immerso. Il congiungimento con la natura va al passo con il disgiungimento dalla famiglia umana, dall'esistenza vissuta come aggressione sistematica. "Primo fuoco" colpisce per la coerenza e la misura, per un linguaggio che interroga, evocando luoghi senza la necessità di un tempo definito, con influenze classiche e confrontandosi con le tematiche attuali del rapporto tra poeta, ambiente, ecosistema. "Primo fuoco", lascia il lettore in uno stadio simile alla sensazione che si prova nei paraggi della verità, capace anche solo per un attimo di mutare la nostra percezione della realtà.