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"Forse in quegli anni d'attesa aveva immaginato scenari completamente diversi e ora era delusa, confusa. Io no, non avevo pensato nulla, soprattutto non avevo né pensato né sperato di rivedere mio padre e ora più che lui vedevo la malattia, la malattia incurabile. È qualcosa che ti spiazza, ti fa guardare l'altro come un fantasma che ha praticamente già lasciato la vita, è in un limbo che può essere fertile solo per chi ama davvero. In quella stanza non c'era amore, solo virtuosismi tecnici e pietà... La morte imminente di Fausto, quel suo dire che non aveva avuto il tempo di realizzare quello che ora gli sembrava importante, mi aveva messo una specie di paura, paura di poter presto anch'io perdere la mia vita e di non averla consegnata a nessuno, perché la custodisse, almeno per un po'."