Tab Article
"Francesco Cusa sfida in modo chisciottesco questo Grande Zero ed enumera, descrive, guarda, vede, ha visioni, premonizioni, anche se questo inesorabile buio del logos, come un intimo ed universale Finis Terrae «è una cosa sorda che non si può concepire. È una cosa reale che non si può considerare»." (Dalla prefazione di Nazim Comunale), "In bilico tra ballata e invettiva civile, la poesia di Francesco Cusa si articola sulla doppia temporalità della cronaca contemporanea e del tempo grande insulare, quello dei paesaggi geologici e antropologici che egli fissa con visione accurata nelle parole." (Dalla postfazione di Matteo Meschiari)