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"Alcuni giovani neretesi furono molto attenti al Sessantotto e fondarono il circolo culturale "Gaetano Salvemini". Tra questi giovani emergeva un certo Mario Rasicci, autodidatta, creativo, dignitoso nel contegno, orgoglioso delle sue radici contadine. Di lui ricordo soprattutto la spontaneità, la passione e la tenerezza nell'affrontare i temi istituzionali che sapeva ben argomentare. Era un utopista come può esserlo solo chi crede fermamente in un'idea senza sapere quanto, quando e come essa si trasformi in realtà. Credo che la vera utopia sia quella di avere un'utopia: e Mario incarnava tutto questo." (Dalla prefazione di Tito Rubini)