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Un caso di decesso per cause naturali, poiché altro non ci sarebbe stato da dire a guardare il cadavere a prima vista così come si presentava: placido e senza indizi di reato apparenti, ché l'unico fumus da segnalare sarebbe stato semmai il "fumus" di chiuso della camera dopo la notte. Male fulminante, l'ipotesi immediata. Una morte che faceva scalpore in tutta la comunità, perché si trattava del pievano e non certo di un chicchessia, ma una morte che non avrebbe celato niente di oscuro. E tale rimase la conclusione di questa vicenda alla fine di un mese di indagini, sotto chili di scartoffie, fin quando un giorno improvvisamente non riapparve, in tutta la sua interezza, rievocata da chi, a distanza di tempo, ne poté ricordare dettagli sbiaditi e fatti ufficiosi, segnata all'origine dalle parole della perpetua che in caserma, sotto giuramento, era andata a dire la verità tutta la verità nient'altro che la verità. "Il pievano! Oh Diu mè! A cupó al pré! L'hanno ammazzato". È il 26 maggio 1951, ed è il giorno in cui a Voiles - paese antico, fuori dal mondo verrebbe da dire se non fosse che esiste davvero arroccato su una delle coste più ripide delle Dolomiti - si assiste all'unico omicidio della sua storia. Forse.