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Accostata dai critici alle migliori opere di Paul Beatty e Junot Díaz, questa raccolta di racconti sonda il concetto di identità nera nella cosiddetta era post-razziale, concentrandosi sulla classe media e ritraendola in vignette di trascinante umorismo e irriverenza (alla maniera dell'intellettuale James McCune Smith nella serie di sketch apparsa fra il 1852 e il 1854 sul quotidiano The North Star, Heads of the Colored People, da cui Nafissa ha tratto ispirazione per la struttura del libro). Di vignetta in vignetta il lettore è testimone della vita di personaggi alle prese con situazioni paradossali e con le loro lotte quotidiane. Se molti autori di colore restano aggrappati a una narrativa che guarda al passato, queste storie rielaborano il canone letterario ancorandolo saldamente al presente. È così che Nafissa Thompson-Spires, giovane autrice al suo esordio letterario, riflette sulla «visibilità» fisica, sociale e politica del cittadino nero dell'America di oggi, resistendo alla tentazione di fornire facili risposte in favore di uno sguardo autentico che rifugge la generalizzazione.