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Tra Sei e Settecento, al di fuori degli ambienti ufficiali della corte di Re Sole, c'è un universo variegato e pittoresco fatto di personaggi stravaganti, cortigiani, avventurieri, imbroglioni e sfaccendati. Fra tutti, si distingue il conte di Gramont, autore di questo memoir dai toni romanzeschi e decisamente originale. L'eroe di queste memorie è l'uomo più alla moda del suo tempo, che non fa altro che far parlare di sé perché non sa rinunciare alla vita mondana, ai salotti, ai tavoli da gioco, ai dadi e ai bordelli: insomma, il conte di Gramont è il contrario dell'eroe romantico che i libri dell'epoca si affannano tanto a rappresentare. A consacrare la sua fama è il cognato inglese, Anthony Hamilton, che in queste pagine sovverte le convenzioni letterarie del tempo: fingendo di scrivere sotto dettatura del conte, rivendica la veridicità di una storia che non esita però a camuffare da romanzo: e il risultato è infatti un libro irriverente che introduce il lettore in un mondo in cui gli uomini e le donne compiono azioni mirabolanti e vivono inguaribili passioni, sono capaci di intrighi, destinatari di ritratti beffardi e protagonisti di aneddoti pungenti. A metà tra biografia e romanzo, questo libro racconta di un'epoca ormai perduta eppure così amata, attraverso il racconto della vita di un uomo avventuroso, galante e disinvolto fino all'insolenza.