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"La prima vista di Orvieto è una delle più maestose d'Italia... l'ampia superficie della città spunta dal suo trono di pietra, al centro della scena" (George Dennis, 1848). A quel "trono di pietra", nella sua fase etrusca e romana, ho dedicato numerosi contributi nel tempo e scrivere questo libro è stato come ricomporre un puzzle formato da tessere diverse. Ora che è stato ricomposto, cosa appare? L'immagine di una città calata a pieno nel divenire della società etrusca con alcune sue specificità: una società curiosa e aperta all'apporto di genti di origine diversa, un artigianato e un commercio vivaci, un'irrequietezza sociale di fondo, una religiosità meditata e una vocazione a ragionare su scala sovracittadina come imponeva la presenza, ai piedi della rupe, del Fanum Voltumnae, il santuario federale del popolo etrusco.