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"C'è una poesia, dai toni apparentemente scherzosi, che ha la capacità di aprire una finestra sul mondo ed enftizza gli oggetti e i gesti quotidiani che ci accompagnano e segnano il nostro giorno. Li restituisce in una nuova veste ai nostri occhi, segnando dapprima una vicinanza e poi allontanandoli. Il vissuto di ciascuno, le distopie, le frustrazioni, le ambizioni, le gabbie ideologiche assurgono a protagonisti del verso, attraverso il gioco linguistico raffinato e la rima che segna trapassi concettuali a volte arditi, a volte apparentemente illogici da sconfinare nel nonsense. Le filastrocche di Michelangelo Pascale sono proprio questo riflesso, ironico e non compiaciuto, del distratto guardare le cose che ogni giorno influenzano la nostra esistenza, dai prodotti commercializzati nei supermercati, alle mode, a ciò che mangiamo, a ciò che ingurgitiamo inconsapevolmente. In chiave giocosa riemerge la parte più oscura del trascinarci nelle vetrine patinate della nostra inconsistenza." (Dalla prefazione di Donato Loscalzo)