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Questo saggio ha come obiettivo quello di restituire dignità alla pratica meditativa, e scongiurare il rischio che questa pratica venga distorta dall'applicazione di un protocollo clinico che non sia in grado di cogliere le profonde implicazioni che solo un antropologo (e non certo uno psicologo o uno psichiatra) possono rilevare dalla meditazione inserita nel suo contesto storico-culturale e sociale. L'Autore ha rimesso al centro l'indagine filologica e filosofica, che nella mindfulness moderna è totalmente assente, al fine di evidenziare le contraddizioni di un metodo clinico che non tenga in considerazione lo spirito stesso della pratica che vorrebbe applicare.