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Lo Smart working è quello che possiamo considerare, nella proiezione futura, uno dei capisaldi in termini di "postazione lavorativa" da prendere in seria considerazione, da parte del mondo imprenditoriale, per una nuova concezione del lavoro non più legato a strutture fisse e legate ad un considerate territorio ben delineato ed inquadrato nella concezione comune bensì ad un qualcosa legata anche alle esigenze del lavoratore tanto da considerarlo cosa unica col proprio domicilio o per lo meno vicino alla richieste di far cosa unica di "casa e fatica" del proprio lavoro. Un qualcosa di straordinariamente rivoluzionario per la società italiana che solo la pandemia del Covid 19 è riuscita a sdoganare in tutta la sua potenzialità (in quanto era già abbondantemente in uso in altre nazioni soprattutto del nord America). Quindi un fenomeno da cominciare a "rodare" nella nostra realtà produttiva iniziando a studiarne i pregi ed i difetti e dare il giusto equilibrio in una società, quale quella occidentale (in generale), in cui le difficoltà in termini di programmazione produttiva, anche in seguito alla pandemia, cominciano a risentirne in termini di crisi economica ma soprattutto a seguito del distanziamento sociale in atto. Uno sforzo da parte dell'autore per dare ad una "nouvelle" disciplina lavorativa una certa consistenza in termini sociali e produttivi, sperando, in qualche modo, di riuscirci.