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"Esiste una fisica della poesia e una matematica della poesia. La fisica della poesia emerge da una esperienza che è chiamata a farsi parole; la matematica della poesia emerge da parole che cercano in sé stesse le esperienze dimenticate. La fisica della poesia scava nel mondo della propria vita per farne maturare parole; la matematica della poesia scava nelle parole per farne zampillare esperienze perdute. Qual è il gesto stilistico che caratterizza un poeta? Si tratta di un segreto che forse il poeta non confesserebbe nemmeno a sé stesso. [...] Potrebbe dirsi, in tale contesto di riferimenti, che la poesia di Marco Palladino non è né una fisica della poesia, né una matematica della poesia, ed è al tempo stesso tutte e due. Con una ulteriore differenza, molto caratterizzante però. Nel modo di poetare di questo autore, la poesia tende continuamente a cangiare nella filosofia e viceversa." (Dalla prefazione del prof. Giuseppe Limone)