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"Dalle minime tracce sopravvissute tra le prime prove, anche nel corso delle pagine si coglie questa maturazione crescente, in un'apertura di sguardo che artiglia il mondo - e spesso lo travolge privilegiando il suono al senso, ma va bene anche così. Altrettanto, tuttavia, la sua empatia che lo porta a sentire il male del mondo (e i mali del mondo) come una ferita sua, trova nella compostezza del dettato un esito felice, piccole folgorazioni, il reperimento in sé di una cifra stilistica che comincia ad essere la sua propria, inconfondibilmente." (dalla prefazione di Filippo Davoli)