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Una delle vie più efficaci per entrare nelle pulsioni di un territorio dell'Italia settentrionale in anni a dir poco complessi come quelli che vanno dal 1848 al 1862 è stata percorsa da Ernesto Flisi usando come palcoscenico storico i conflittuali rapporti tra l'arciprete di un borgo del basso mantovano, Antonio Parazzi, e Pietro Fornoni, commissario distrettuale austriaco nato ad Ardesio. La mole notevole di notizie e dati, per lo più di natura giuridica, apre squarci inaspettati sulle modalità con cui Chiesa e Stato si sono affrontati in epoca risorgimentale. Si tratta di un libro di storia, ma non è solo un libro di storia: l'autore ha voluto entrare, per quanto possibile, nelle singole personalità dei due protagonisti, attori involontari di un momento decisivo della Storia d'Italia. Lo scavo psicologico dei due mette di fronte a dilemmi, anche di natura etica, che le numerose testimonianze raccolte non aiutano a dipanare: per esempio, in più di una occasione, la nostra naturale predilezione per l'arciprete patriota viene meno per aver oltrepassato, seppur ai suoi occhi per una buona causa, confini 'umani' che non dovrebbero essere passati.